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8/10

Akphaezya - Anthology IV – The Tragedy of Nerak
( 517 letture )
Se state cercando qualcosa che vi riscuota dal torpore dei soliti cloni dei soliti gruppi, sorprendendovi anche quando pensate di essere pronti a tutto, beh, questo è il disco che fa al caso vostro.

Nato dalla mente del folle francese Stephan H., Akphaezya è un pretenzioso concept avant-garde che si sviluppa su tre dimensioni: visiva, sonora, e letteraria.
Avendo ricevuto dall’etichetta solo le tracce sonore, sarà solo di queste che tratterà la mia recensione. Se siete interessati anche alle altre dimensioni del concept compratevi il disco, se sarete tra i primi potrete accaparrarvi la preziosa edizione limitata in digipack fatto a mano.

Anthology IV – The Tragedy of Nerak è il secondo album della band francese, e racconta una storia che si svolge 100 anni dopo quello che narra il primo lavoro Anthology II (la numerazione normale evidentemente è troppo mainstream), seguendo la struttura di una tragedia greca. Se volete un assaggio della trama, potete guardarvi sul canale youtube della band il video a cartoni animati di Nemesis, che riassume tutta la storia.

Il mio primo impatto con il sound della band è stato per l’appunto con Nemesis, un brano caotico e complicato che richiama gli Unexpect, probabilmente tra i principali ispiratori dei francesi. Per questo motivo, dopo essere rimasta tramortita dalla complessità musicale degli Akphaezya e aspettandomi un intero album su questo stile, sono rimasta nuovamente stupita dal primo brano Slow Vertigo, che dopo un breve prologo apre l’album con un sound inaspettatamente electrogoth, cupo e sintetico. Nei sette minuti che lo compongono il brano continua a muoversi su sonorità goth, ma alterna a parti alla London After Midnight come quella iniziale momenti più gothic metal e momenti in cui la voce di Nehl, accompagnata dal pianoforte, diventa romantica ed eterea. Questo brano ci dà un assaggio delle potenzialità e dell’estensione della voce della brava tastierista, ma non è ancora niente. Nehl è l’asso nella manica degli Akphaezya, è dotata della voce di un angelo e sa decisamente come usarla, spaziando da tonalità più profonde e rock, ad acuti eterei e lirici, ad assoli jazz, al growl. Tutto questo con una carica interpretativa magistrale, che riesce a dare sfogo al meglio alla vena teatrale del progetto. Ah, e nel mentre suona la tastiera o la fisarmonica. Niente male, no? La successiva traccia Sophrosune apre con un malinconico pianoforte, seguito dalla brusca entrata di chitarre e batteria. Sfuriate in growl si alternano a voci eteree, tutto ad opera della stessa Nehl. Il brano continua ad intervallare schitarrate violente a stacchi di pianoforte per qualche minuto, poi subentra a sorpresa una parte jazz, che lascia nuovamente spazio a growl e riff estremi. La successiva Utopia è il pezzo forte, un brano geniale. Comincia con una specie di samba versione metal (heavy samba?), che alla chitarra distorta accompagna percussioni etniche e slap. O per lo meno credo che sia samba, non sono un esperta di latino americano quindi perdonatemi se sbaglio! Nehl si dà a vocalizzi arabeggianti, con voce a tratti infantile. Difficile stare fermi. Poi a metà composizione parte l’immancabile intermezzo jazz, con tanto di scat. Dopo la danza scatenata di Utopia, Hubris sembra preannunciare la fine di un periodo di benessere e l’inizio di una crisi. Inizia con una chitarra dal suono spagnoleggiante, a cui fanno seguito lunghe e incombenti note di fisarmonica. Prosegue introducendo diverse variazioni, il senso di crisi aumenta. Transe L.H.02 è un intermezzo struggente di pianoforte, che ci permette di riposarci dalla follia dell’album e di recuperare almeno in parte la sanità mentale prima della parte conclusiva della tragedia. Con Genesis invece si va sul metal più classico: voce profonda, riff incalzante stile NWOBHM, per una volta poche divagazioni dallo stile principale. Giusto per cambiare ritmo una volta in più, la successiva Dystopia è lenta ed acustica. In assenza della batteria, il ritmo è scandito dagli accordi di chitarra. Un brano che se me l’avessero fatto ascoltare da solo non avrei mai pensato che fosse uscito da un cd che, nonostante le mille influenze, rimane classificabile come metal. Il finale è ovviamente diverso dal resto del brano, e richiama i vocalizzi di Utopia. Nemesis è uno dei brani più aggressivi, anche nel senso che ti aggredisce con la sua cacofonia la prima volta che lo si ascolta. Sicuramente non è per i tradizionalisti, ma devo dire che anche orecchie poco abituate come le mie dopo qualche ascolto hanno cominciato ad apprezzare gli inconsueti accostamenti tra blast beat, muro di chitarre e voce da bambolina di questo brano. L’ultimo pezzo, Harsh Verdict, segue su questa linea, ma in maniera ancora più esasperata: tra xilofoni, scampanellii, schitarrate, voci sussurrate ed acuti alla Mina, appare addirittura uno stacchetto che richiama il flamenco con tanto di nacchere. È una delle meno godibili dell’album se presa da sola, dato che si sviluppa su otto minuti di continue variazioni più o meno brusche. Probabilmente per essere apprezzata appieno andrebbe ascoltata assieme al testo, dato che si tratta della scena di risoluzione della tragedia, precedente all'epilogo.

Se siete interessati non avete che da comprarlo. Io personalmente lo consiglio a tutti gli amanti del metal “contaminato”, ma anche agli amanti del classico che vogliono qualcosa di diverso, visto che gli Akphaezya, pur essendo comunque variegati ed eclettici, sono piuttosto moderati rispetto allo standard dell’avant-garde. Diciamo che puntano parecchio sulla varietà tra i brani, mentre riescono a contenere almeno un po’ la voglia di inserire nuovi elementi all’interno del brano stesso. Alcuni brani, come la gotica Slow Vertigo, la folle Utopia, la classica Genesis, sono apprezzabilissimi anche al di fuori del contesto del concept. Altri se presi da soli perdono un po’, ma l’album è nel complesso ben equilibrato e la produzione è ottima, con un sound pulito e definito.



Carolina Pletti "Kara"
VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
90 su 2 voti [ VOTA]