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7.5/10
Tornano in scena i francesi Akphaezya, che presentano al pubblico la nuova opera “Antology IV – The Tragedy Of Nerak”. Prima di parlare dell’album, dobbiamo per dovere di cronaca, elencare alcune premesse. Innanzitutto il nome Akphaezya è quello di un regno mitico inventato da Stephan H., chitarrista e in primis mente della band. Il combo transalpino si è imposto il difficile compito di pubblicare un grande lavoro concettuale diviso in cinque parti, le quali non saranno proposte in ordine cronologico. “The Tragedy Of Nerak” è infatti il quarto capitolo del racconto, benché sia soltanto il secondo disco dei nostri, di due anni successivo a “Links From The Dead Trinity”, sottotitolato “Anthology II” e dunque sequel di un primo episodio che deve ancora essere narrato. Confusi? Anche noi, lo ammettiamo, ma se ci soffermiamo sulla musica, vi assicuriamo che questa confusione è assolutamente magnifica. L’etichetta di avanguardia a cui la band riconduce i propri sforzi, è azzeccata e illustra bene la grande trasversalità di questo ensemble originale e fuori dagli schemi. “The Tragedy Of Nerak”, a differenza del suo predecessore, è impostato come un piéce teatrale diviso in quattro parti di due atti ciascuna. “A Slow Vertigo” è un ottimo esempio di progressive metal influenzato dai Dream Theater dei primi tempi e velato da una malinconia gotica, ma in qualche modo la band qui si contiene ancora, come a non voler stupire subito l’ascoltatore. Il meglio arriva con “Sophrosyne” una traccia del tutto imprevedibile in cui sale sugli scudi la performance vocale della brava Nehl Aëlin (anche tastierista), dotata di un timbro versatile e capace di adagiarsi su molteplici tonalità. Nel frattempo il resto del gruppo si prodiga in un metal orecchiabile e sornione in cui non manca la melodia nè la duttilità, con riferimenti al blues e allo swing. Dal brano segnalato in avanti, registriamo il trionfo dell’estetica dei pezzi, che riescono sempre a convincere e a presentare numerose sfaccettature senza generare noia. Ulteriori soluzioni come lo sporadico affiancamento delle growling vocals e la sapiente diluizione delle tastiere, rendono “The Tragedy Of Nerak” un lavoro fresco, gradevole e vincente.