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"Recensione di Marco Gallarati
Ennesima scoperta della Ascendance Records – ormai specializzata nel ricercare formazioni totalmente fuori dal comune – i francesi Akphaezya si accodano agli Unexpect e ai connazionali Pin-Up Went Down nel portare alla ribalta il metallo estremo contaminato da jazz, progressive, elettronica e quant’altro! Fondati dal chitarrista Stephan H. nel 2002, irrobustiti dall’ottimo drummer Loic Moussaoui e dal virtuoso bassista Stéphane Béguier, gli Akphaezya hanno trovato nell’incantevole Nehl Aëlin, vocalist e pianista, l’estro, la tecnica ed il talento che in questo genere di progetti non deve assolutamente mancare: al centro di un ipotetico e trafficato crocevia vocale tra Tori Amos, Elisa, Anneke Van Giersbergen, Serj Tankian, Devin Townsend e Sabina Classen, si muove la graziosa Nehl, in un caleidoscopio di tonalità e partiture per voce da far venire i brividi.
Basti ascoltare i due magnifici brani per acustica, voce e pianoforte – il capolavoro “Beyond The Sky” ed il più breve “Stolen Tears” – per rendersi conto della bravura della Aëlin, anche in grado di gorgheggiare arabicamente (“The Secret Of Time”, altro masterpiece) oppure di improvvisare totalmente con versi non-sense (“Trance: H.L.4”). Detto della spettacolare arma segreta degli Akphaezya, conviene anche dire che, musicalmente parlando, la band si muove tra jazz metallizzato, metal teatrale, prog Seventies à la Jethro Tull, prog metal moderno e imprevedibilità tipicamente Queenesca, il tutto condito da un uso ponderato, ma ottimale, dell’elettronica, da un pianoforte incantevole e da improvvise imboscate thrash metal – si ascolti con stupore “The Golden Vortex Of Kaltaz”, un pezzo tra prog e thrash dove la Aëlin stupisce con un acido screaming degno della già menzionata Sabina Classen. Non servisse ciò a farvi invogliare ad approfondire la conoscenza degli Akphaezya, possiamo dirvi che “Anthology II” è il primo capitolo di un concept che si articolerà su ben cinque album, i quali però non saranno pubblicati in ordine cronologico (!): una storia che, oltre a livello di liriche, si svilupperà in fase grafica ed in fase musicale, adattando i ghirigori artistici di Stephan e compagni a quanto narrato nei vari episodi; si sappia solo che Akphaezya è una terra medievale composta da 14 regni, uno dei quali si chiama Human Deserts…il resto lo troverete sulla mappa allegata al CD! Dunque, meno forsennati e cervellotici degli Unexpect, più metal e coesi dei Pin-Up Went Down, gli Akphaezya si lanciano di prepotenza nella top list annuale del sottoscritto e, si spera, di ogni amante del metal contaminato composto con classe, fantasia e capacità. Da provare.
Note : 8/10"
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